La poesia popolare improvvisata in “ottava rima”
L’Ottava rima è un particolare esempio di produzione poetico musicale vocale diffuso in Italia centrale, in particolare in alcune aree della Toscana, nella Tuscia laziale, nell’Agro Romano e nell’Alta Sabina, una zona confinante tra Lazio, Abruzzo, Marche ed Umbria.
Si tratta di una particolare forma poetica “a braccio” o “estemporanea” che si improvvisa cantando in determinate occasioni – feste pubbliche e private, incontri familiari, sagre – su un tema proposto ai poeti pochi istanti prima dell’esecuzione.
L’ottava è una strofa composta da otto versi di undici sillabe – endecasillabi – con tre distici a rima alternata nei primi sei versi secondo lo schema ABABAB e un distico a rima baciata nel settimo ed ottavo verso: CC .
Nella pratica popolare vi è un obbligo di rima che impone l’inizio di ogni ottava con la rima del distico di chiusura dell’ottava precedente, secondo lo schema ABABABCC e poi CDCDCDEE.
Questo obbligo di rima è l’unica e semplice regola del cantare estemporaneo popolare che, specialmente negli ultimi anni, si svolge in forma di contrasto in occasione di “gare poetiche” pubbliche tra due poeti che improvvisano cantando in poesia su un tema qualsiasi, interpretando un’ottava a testa senza mai lasciare “cadere la rima”.
Per poter esprimere al meglio il proprio estro creativo il poeta improvvisatore ha bisogno di esercitarlo in coppia con un altro ma durante una gara può accadere che i poeti siano anche tre o più ed ognuno di loro deve interpretare con ricchezza espressiva il ruolo che gli è stato attribuito criticando quello del proprio avversario.
I temi dei contrasti sono innumerevoli. Possono riguardare: argomenti vari,personaggi mitologici, storici e di attualità e i loro contrari, tipologie umane, città, animali, oggetti e ciò che essi simboleggiano. Ad ogni esecutore viene proposto pochi istanti prima dell’esecuzione un tema su cui bisogna poetare improvvisando.
Difficile stabilire con certezza l’origine della forma attuale dell’ottava rima. Diffusasi a partire dai primi decenni del XIV secolo grazie all’opera dei cantastorie girovaghi, con il sorgere delle signorie rinascimentali ebbe grande successo fra gli ambienti letterari cortigiani, acquistando un’aura classicheggiante che conservò fino all’età barocca. L’avvento della stampa produsse una vera e propria esplosione di epica in ottava che ebbe larga diffusione in tutti gli strati della popolazione lasciando una traccia indelebile soprattutto in ambito popolare. Tanto che dal Cinquecento ai nostri giorni generazioni di poeti cantori in ottava rima hanno tramandato, utilizzando prevalentemente le tecniche della trasmissione orale, storie, motivi e stili letterari di questa grande stagione della poesia epica italiana. Grazie a questa modalità diffusiva si sono conservati fra i pastori e i contadini dell’Appennino centrale i temi della grande poesia. In particolare La Divina Commedia, Orlando Furioso, La Gerusalemme liberata così come il ciclo dei racconti di Andrea Magnabotti da Barberino, fra cui I Reali di Francia e il Guerin Meschino.
La pratica della poesia estemporanea ha ancora importanti centri di diffusione e vari piccoli festival tra Lazio e Toscana.
Negli ultimi anni questo antico genere di canto “a braccio” si è arricchito di tanti nuovi interpreti fra i quali alcuni importanti personaggi dello spettacolo come Francesco Guccini, Davide Riondino e in particolare Roberto Benigni, allievo del grande poeta aretino Edilio Romanelli.
Questo rinnovato interesse nel piacere di cantare la poesia sta accogliendo grandi consensi soprattutto nelle nuove generazioni di poeti estemporanei che con le loro esibizioni riescono ancora a sedurre un pubblico sempre più numeroso garantendo continuità a questa antica arte poetica.
BIBLIOGRAFIA
Mauro Chechi, Come si improvvisa cantando, E.B.E., Mirandola, 2008
Gianni Kezich, I poeti contadini, Bulzoni, Roma, 1986
Ambrogio Sparagna, Cantare l’ottava rima popolare , in Forniz Cinzia, I Monti della Tolfa, Perialdo Editore, Roma 2005, pp.165-175